This article is full of technical jargon, but it’s not technical. It’s about how small technical decisions can have unexpected wild business impact. Its target audience is senior management.

Let me start by painting a rosy picture. You are a developer in a large organization GreatAdventures with millions of customers. You have been tasked with developing a mobile application that most of your customers will be using. As a part of requirements, you need to integrate the application with a vendor NiceFolks, let’s say for data analytics and marketing. You hosted a couple of meetings with the vendor and NiceFolks suggested that you can utilize their SDK. You went to their website and learned how easy the SDK is and how it will help you to decrease time to market and minimize costs at the same time. You also googled it and found out that 3rd parties say that generally “SDKs solve problems that the app’s developers couldn’t solve on their own.” You run a POC and everything is hunky dory. Your integration architecture is simple and looks like on the diagram below.

Time has passed, you have been happy with the vendor and you have done a great job improving the mobile application and now it supports iOS, Android and Windows, and there are more than a few versions out there in the wild. However, these demanding people from the business decided to “move your cheese.” They say that there is a new vendor SilverBullet that does this analytical and marketing magic so much better. Apparently, it’s critically important to switch the application to start using this new vendor. They said that the competition is already using SilverBullet and we are losing customers. You checked the new vendor’s website and found out that they offer an SDK too. Seems like an easy job and all you need to do is to release a new application version. But wait, remember, all versions that you have released are actively used in the wild? How on Earth are you supposed to force millions of users to upgrade to the new version? You feel like it’s time to start updating your resume! After calming down, you analyze the SDK and you realize that, in fact, all this SDK does is call NiceFolks’ RESTfull API and, lucky you, they use a dedicated domain GreatAdventures.NiceFolks.com.

So all you have to do is to build a RESTfull API that mimics NiceFolks’ API, make the API services to connect to the new vendor SilverBullet and somehow translate an API that is proprietary to the old vendor to a new vendor API.

This approach is not easy or pretty, but doable! It does not decouple your ecosystem from the old vendor completely as they own the DNS record, but it does allow you to switch your application to use the new vendor. You only have one small step to make, or, it’s actually your business that needs to make this step, it’s to convince the NiceFolks to update their DNS record to point to your Middleware API while you are moving away from them and keep it this way indefinitely!

What should have been done in the beginning, instead of using the vendor’s SDK, is to invest upfront in your own Middleware API that is vendor-independent. This approach would have decoupled your application from the vendor.

With this approach, you would have achieved: lower switching costs, increased bargaining power, and, most importantly, your technological readiness for taking advantage of new business opportunities. The developers have not done anything wrong, they never heard of switching cost. The business is not at fault either, they never heard of SDK or API or DNS. The decision back then was based on time to market and cost and it made everyone happy. The problem was the disconnect between long-term strategic business goals and technology solution. This gap is covered by an architect, usually a Solutions Architect.

This case is based on a real story, which is a fairly typical these days. The mobile application is a very good example, however, SDKs are not limited to the mobile world. Vendors want to lock you in and an SDK is one way to achieve this goal. There are other options at their disposal.

Solutions Architects are expensive resources and often overlooked as an impact from not involving them usually shows its ugly head later, sometimes years later, and performance is measured on a shorter term. However, this impact can be very costly. Don’t make the same mistake, invest into designing a solution that is right for your business, aligned with the org strategy, and sustainable.

HTC lancia due nuovi smartphone della linea U: sono il top di gamma U Ultra e il nuovo U Play, di fascia media. Il primo, in particolare, è dotato di una sorta di sistema di intelligenza artificiale chiamato Sense Companion: riconosce la voce del proprietario per identificarlo, si sveglia dallo standby a comando vocale, registra e riproduce audio ad alta risoluzione. Altra particolarità, sopra al display da 5,7 pollici Quad HD con Gorilla Glass 5 leggermente incurvato ospita un piccolo pannello secondario e indipendente per visualizzare notifiche e informazioni senza accendere tutto lo schermo.
 

Infine, ha un sensore un fotografico da 12 megapixel accoppiato a un obiettivo f/1.8.

Htc U Play ha lo stesso design del fratello maggiore - ma ha display da 5,2 pollici - con il lettore di impronte digitali, supporto dual sim, capacità di riconoscere la voce del proprietario e una fotocamera frontale da 16 megapixel. Per il resto è un telefono di fascia più bassa. Ad esempio, il processore è un MediaTek Helio P10 affiancato da 3 o 4 GB di RAM e da 32 o 64 GB di memoria flash. Il processore di U Ultra è invece uno Snapdragon 821 coadiuvato da 4 GB di RAM e 64 (o 128) GB di memoria interna. Entrambi i dispositivi sono disponibili da metà febbraio.

Nonostante siano criptati, i messaggi di WhatsApp potrebbero comunque essere a rischio intrusione. Un ricercatore americano ha scovato una "backdoor" di sicurezza - una sorta di "porta segreta" del software - nella chat che consentirebbe a Facebook, proprietaria della piattaforma, o potenzialmente ad altri, di intercettare e leggere i messaggi nonostante siano cifrati. Lo riporta l'edizione online del Guardian.

Facebook ha da sempre fatto della sicurezza un fiore all'occhiello di WhatsApp, app che oggi conta nel mondo oltre un miliardo di utenti e che è diventata strumento di comunicazione anche per categorie "sensibili" di persone, come attivisti, dissidenti e diplomatici. Tobias Boelter, ricercatore dell'Università di Berkeley, California, spiega al Guardian che la vulnerabilità, o meglio la "backdoor", sta nel modo in cui è stato concepito il protocollo di crittografia.

Boelter dice di aver segnalato la falla a Facebook ad aprile 2016 e che la compagnia ha risposto dicendo di essere a conoscenza della questione ma di non essere attivamente al lavoro su essa perché "comportamento atteso". Il Guardian afferma che la backdoor esiste tuttora.

Cos'è e dove si applica l' "internet delle cose"? Dalle utility alla sanità, dalla produzione alla pubblica amministrazione sono ormai molti i settori e ambiti lavorativi interessati dall’innovazione tecnologica dell'IOT (internet of things), con diversi livelli di maturità. Gli osservatori del Politecnico di Milano propongono la loro analisi, in collaborazione con Digital4.

Internet delle cose è un neologismo utilizzato in telecominicazioni, un termine di nuovo conio (utilizzato la prima volta da Kevin Ashton, ricercatore presso il MIT, Massachussets Institute of Technology), che nasce dall’esigenza di dare un nome agli oggetti reali connessi ad internet.

L'internet delle cose (o in lingua originale "Internet of Things") trova sempre più consenso e rappresenta sempre più una occasione di sviluppo. Aumentano i dispositivi connessi, e c'è una forte fiducia in Italia verso le tecnologie IoT (abbreviazione per Internet of Things) più consolidate e resistenza a provare l' Internet delle cose più innovativo.

 

L’evoluzione di internet ha esteso internet stesso ad oggetti e luoghi reali (“cose” appunto), che ora possono interagire con la rete e trasferire dati ed informazioni (da qui la forte relazione tra Big Data, Analytics e Internet of Things). L’oggetto interagisce con il mondo circostante, in quanto è dotato di “intelligenza”, ovvero reperisce e trasferisce informazioni tra rete internet e mondo reale.

 

In questo modo può essere data una “identità elettronica” a tutto ciò che forma il mondo che ci circonda, attraverso, ad esempio, Rfid (Identificazione a radio frequenza) ed altre tecnologie (come il più noto il QR code).

 

Che cos'è e a cosa serve l'Internet delle cose?

Gli oggetti connessi nel mondo attraverso questa nuova tecnologia sono ormai svariati miliardi, e nuovi ambiti lavorativi e l'economia ne vengono influenzati. Ma molti si chiedono:

 "Cos’è realmente l’Internet of things?" "A cosa serve questo Internet delle cose?"

 

Prima di rispondere a questa domanda, occorre considerare che questo fenomeno è presente da molto più tempo rispetto al momento in cui è stata coniata questa definizione. Gli utenti che hanno oggetti riconducibili all'Internet delle cose, come braccialetti o orologi intelligenti, spesso non sanno di poter dire di utilizzare un oggetto dell'IoT (ovvero connesso).

 

Da alcuni studi sull’internet delle cose emerge come molti italiani non sappiano cosa sia realmente l’Internet of Things, pur avendo con sè dispositivi che si basano su questa nuova tecnologia. Ad esempio l’osservatorio IoT del politecnico di Milano, riassume in questo modo la situazione italiana che emerge dal rapporto "Internet of Things: Smart Present o Smart Future?".

 

L'internet delle cose associa il tema di Intenet con gli oggetti reali della vita di tutti i giorni, oggetti (e dispositivi) che saranno sempre più connessi e che stanno dando vita a una rete ancora più fitta di presenza sul territorio e in tutti gli ambienti che necessitano di controllo, automazione e rilevamento. Alcuni esempi sono:

 

  • termostati;
  • videocamere;
  • rilevatori di luminosità;
  • rivelatori di umidità;
  • orologi;
  • wearable (oggetti da indossare, come braccialetti connessi e orologi);
  • sensori ambientali e territoriali.
  • Tutti oggetti "intelligenti" che sono chiamati a comunicare in una forma sempre più interconnessa.

 

Con Internet delle cose si può indicare un insieme di tecnologie che permettono di collegare a Internet qualunque tipo di apparato. Lo scopo di questo tipo di soluzioni è sostanzialmente quello di monitorare e controllare e trasferire informazioni per poi svolgere azioni conseguenti.

In ambito cittadino ad esempio un rilevatore collocato in una strada può controllare i lampioni e segnalare se la lampada funziona, ma lo stesso rilevato potrebbe, se adeguatamente attrezzato, segnalare anche informazioni sulla qualità dell’aria o sulla presenza di persone.

 

Evoluzione dell'IoT e aspettative di crescita

Quanti sono gli oggetti connessi?

Le maggiori società di ricerca, come Accenture tra le altre, sostengono che si arriverà a oltre 25 miliardi di apparati Iot entro il 2020.

 

Molti operatori del settore ritengono che il numero sarà ampiamente superato e già questo rappresenta una straordinaria opportunità di business per tutti gli operatori del settore.

Autori quali Adrian McEwen (con il libro Designing the Internet of Things) parlano di creatività e IoT, e di come le prossime idee e prodotti vincenti avranno bisogno di collegare oggetti della vita di ogni giorno con internet e con la tecnologia.

E come cresce la diffusione di apparati e sensori ancora di più cresce la mole di dati che dovranno essere gestiti e cresce il numero di applicazioni che dovranno essere sviluppate.

 

Sotto questo profilo è prevedibili una importante opportunità di business in termini di diffusione di piattaforme di sviluppo e così pure in termini di soluzioni di connettività e sotto questo profilo si nota già una crescita di interesse molto importante da parte delle telco. Un altro ambito di crescita fondamentale è rappresentato dai system integrator e delle società di consulenza.

IoT vuol dire integrazione e apre importantissime prospettive in termini di rivisitazione dei sistemi informativi aziendali. Anche da questo punto di vista l'IoT rappresenterà una importante occasione di sviluppo.

 

Dopo diversi anni di curiosità e di sperimentazione dell'Internet of Things, in Italia si iniziano a vedere i primi risultati concreti che presentano diversi gradi di applicazione: le realtà più consolidate, quelle sperimentali e quelle embrionali. Il rapporto analizza 340 applicazioni IOT avviate da imprese private o pubbliche amministrazioni in Italia e all'estero.

 

Esempi dell'Internet delle Cose

Dal frigorifero di casa, all'orologio, al semaforo, tutti possono essere considerati esempi di IoT. L'importante è che questi oggetti siano connessi alla rete, e che abbiano la possibilità di trasmettere e ricevere dati. In questo modo, questi oggetti diventano "intelligenti", e possono attivarsi e disattivarsi "da soli" e secondo le necessità.

Ad esempio, in Svizzera esistono semafori intelligenti, che diventano verdi quando "vedono" che una macchina e vicina al semaforo, e che dall'altro lato non sta passando nessuna macchina. Anche per Bticino ci sono novità e sviluppi sull'IoT.

Questo, come altri, sono esempi di come gli oggetti prendono "vita", e di come questi oggetti possono essere collegati tra loro e con la vita reale di tutti i giorni. Ecco il futuro descritto da Orwell e dai romanzi distopici, nel presente.

Questi dispositivi ed oggetti connessi possono tra l'altro collegarsi a software di analisi dei dati (ad esempio Google Universal Analytics) e in questo modo trasmettere dati ed informazioni dalla vita reale direttamente ai computer ed ai software di analisi. Aprendo la strada ai Big Data.

Almaviva lancia la prima piattaforma italiana per l’Internet delle cose. La nuova piattaforma tutta italiana si chiama Giotto, e riesce a connettere diversi dispositivi e farli interagire tra loro e con le persone, i servizi e le applicazioni.

 

I tre gradi di maturità delle applicazioni IoT

Gli ambiti applicativi si possono suddividere in 3 gradi di maturità: applicazioni consolidate, applicazioni sperimentali e applicazioni embrionali. In Italia le applicazioni consolidate coincidono con le più semplici, le applicazioni attualmente in fase sperimentale sono quelle che più si avvicinano al paradigma dell’Internet of Things e le embrionali sono i progetti per il futuro.

 

a) Applicazioni consolidate

Le applicazioni più diffuse e riuscite in Italia sono quelle legate alle soluzioni più semplici e di immediata realizzazione. Si pensi per esempio alla videosorveglianza e alla sicurezza nelle smart home finalizzata al controllo e all'antintrusione o alla gestione delle flotte aziendali; alla tracciabilità degli oggetti di valore così come al monitoraggio del traffico cittadino in ambito smart city. All'interno di questi ambiti l'Internet of Things italiano cresce sempre più, data l'applicazione immediata e di facile utilizzo e gestione. Tuttavia queste applicazioni così semplici limitano fortemente le potenzialità di apertura e raggiungibilità tipiche dell'Internet delle cose.

 

Iniziano tuttavia a diffondersi lentamente soluzioni più vicine al paradigma Internet of Things. Tra queste troviamo i contatori intelligenti (smart meetering) per misurare i consumi, le soluzioni domotiche, la sicurezza delle persone, i servizi di infomobilità e la registrazione dei parametri di guida. Il mercato di queste soluzioni applicative nel nostro Paese procede lentamente, ma lavorando e ragionando sul valore reale che producono a lungo termine, sarà possibile raggiungere la loro diffusione in breve tempo. Perché questo accada è necessario che le aziende ridefiniscano le strategie di comunicazione con i potenziali utenti.

 

b) Applicazioni sperimentali ed embrioali

Nella seconda fascia rientrano le soluzioni che rispecchiano il concetto di Internet of Things. Ad esempio le soluzioni basate su tecnologie RFId per la supply chain, che sono alla base dell'Internet delle cose, in Italia stentano a decollare.

 

Questo a causa di una scarsa collaborazione tra gli attori della filiera. La stessa lentezza si riscontra sulle tecnologie nell'ambito eHealth (IoT per salute e medicina), in cui il telemonitoraggio dei pazienti potrebbe ridurre drasticamente i costi ospedalieri. Occorrerebbe un forte impegno del soggetto pubblico che dovrebbe pensare ai vantaggi a lungo termine e agire di conseguenza finanziando i progetti.

Vi sono infine diversi ambiti in cui l'Internet of Things è stato soltanto immaginato. Questo avviene in sperimentazioni di piccola scala e tra queste le più avanzate si trovano in ambito energetico con le Smart Grid.

I settori più interessati da applicazioni di IoT sono la Smart Home, lo Smart Building, la Smart City e la Smart Mobility, ma anche, e da molto tempo, lo Smart Manufacturing. Nell’ambito dell’energia è molto diffuso lo Smart Metering mentre nel mondo della mobilità nuove opportunità sono in arrivo nell’ambito delle Smart Car.

 

L’IoT porta “intelligenza” nei sistemi di elaborazione dell’informazione. Attraverso l’Internet of things le cose possono essere comandate a distanza (controllo remoto delle cose), e sono capaci di trasmettere dati dai quali si possono estrarre informazioni utili sul funzionamento di tali oggetti, e sull’interazione tra questi oggetti e chi gli utilizza (il consumatore). Da qui le critiche relative alla privacy in relazione con l’IoT, e alla trasparenza nel trattamento dei dati personali, oltre che alla sicurezza.

Applicazioni dell’internet delle cose possono essere individuate nella:

  • Domotica (ovvero la tecnologia applicata alle case, per gestire ad esempio frigoriferi, lavatrici, il telefono, etc.)
  • Robotica (ovvero ingegneria e tecnologia che permettono ai robot di “prendere vita”, ovvero di far fare ai robot compiti oggi svolti dagli esseri umani)
  • Avionica (ovvero la tecnologia applicata agli aeromobili ed al pilotaggio, come ad esempio sistemi di comunicazione sugli aerei, autopilota, etc.)
  • Industria automobilistica (che studia nuove applicazioni per le auto, come ad esempio tergicristalli intelligenti che si attivano da soli quando inizia a piovere, fino ad arrivare ad automobili “intelligenti”, le smart car, ovvero capaci di guidare da sole ed assistere il guidadore, come sta tentando di fare Apple, ma anche Google)
  • Industria Biomedicale (ovvero l’IoT applicato alla medicina, come la gestione remota dei pazienti, fino ad arrivare ad interventi chirurgici fatti a distanza)
  • Telemetria (che si occupa di sviluppare la trasmissione di dati ed informazioni tra media)

Esistono inoltre molti ambiti applicativi dell’IoT, elencate di seguito.

 

1. Smart City

Le città intelligenti (alcuni le chiamano città sensibili) si riferiscono a strategie di pianificazione urbanistica che migliorano la qualità di vita in città, e cercano di soddisfare le esigenze ed i bisogni dei cittadini.

 

Le tecnologie adottate per realizzare città intelligenti (o parti di esse) permettono di relazionare infrastrutture (oggetti) con gli abitanti della città. Esempi sono semafori intelligenti (che diventano verdi quando non passano macchine dal senso opposto) oppure sistemi innovativi per la gestione e smaltimento dei rifiuti, altre innovazioni ambientali, energetiche, di mobilità, comunicazione, ed urbanistiche.

 

Tra i settori sui quali si assiste a un maggior imteresse a livello di industriale e di pubbliche amministrazione rileviamo tutto il mondo delle Smart City che si accompagnano con tematiche legate ai progetti della pubbliche amministrazioni e ai temi pià strategici come quelli relativi agli Open Data. Qui maggiori approfondimenti.

 

2. Smart Building e Smart Home

Le differenze sostanziali tra edifici e case intelligenti è che, mentre le smart home (case intelligenti) si rivolgono soprattutto ad un pubblico "consumer" ovvero a consumatori e fruitori finali dei servizi (esempi possono essere regolare la temperatura della casa a distanza, oppure sensori di rilevamento per le persone in casa), le smart building (edifici intelligenti) si rivolgono soprattutto al B2B, ovvero alla realizzazione ed ottimizzazione di palazzi ed uffici, per dotarli di oggetti intelligenti che interagiscano con l'ambiente interno (ad esempio gestione della luce e dell'energia elettrica).

 

Il mondo dello Smart Building prosegue su un doppio binario, con una componente che guarda principalemnte al mondo domestico (case intelligenti) e che sta accendendo fenomeni di attenzione verso il mondo consumer e una componente professionale (smart building) che è ormai diventata patrimonio comune di sviluppo e progettazione da parte di progettisti e architetti. Qui maggiori approfondimenti.

 

3. Smart Mobility

Il tema della mobilità è assolutamente centrale per determinare la qualità della vità delle nostre città e come è stato più volte enfatizzato non può esserci Smart City se non c'è Smart Mobility. Sono tante le imprese che stanno pesantemente investendo in questo settore anche perchè nella dimensione ddlle Smart Car e della Connected Car ma anche applicazioni legate al mondo del trasporto ferroviario con treni controllati da IoT, apre grandissime opportunità di business. Qui maggiori approfondimenti.

 

4. Smart Manufacturing o Industrial 4.0 o Industria 4.0

Lo Smart Manufacturing è stato certamente uno dei precursori del mondo IoT. Applicazioni IoT sono attive da tanti anni, da ben prima che si iniziasse a parlare di Internet delle cose. Oggi questo settore è uno dei più maturi e unisce tematiche legate all'automazione con tematiche legate al mondo della robotica. Qui maggiori approfondimenti.

 

Lo Smart Manufacturing si sovrappone anche con il mondo Industry 4.0, vale a dire con una vera e propria politica di sviluppo per estendere l'introduzione del digitale nel mondo dell'industria che è nata in Germania con il fenomeno industrie 4.0 e che ha trovato un suo corrispettivo negli stati uniti con il fenomeno della fabbrica digitale. L'Industry 4.0 o Industria 4.0 è una vera e propria realtà tanto che nel nostro paese rappresenta un business pari a un miliardo e 200 milioni di euro nel corso del 2015, dai dati della ricerca dell'Osservatorio Smart Manufacturing della School of Management del Politecnico di Milano e che evidenzia anche come questo mercato stia crescendo a un ritmo del 20% e rappresenti una spinta concreta nei confronti del Made in Italy.

 

L'Industry 4.0 o Industria 4.0 è diventato un vero e proprio Piano del Governo Renzi altrimenti conosciuto anche come Piano Calenda, dal nome del titolare del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) Carlo Calenda. Il Piano Industry 4.0 (leggi qui maggiori approfondimenti) attribuisce grandissima importanza all'IoT come fattore di sviluppo  edi integrazione nelle imprese e come elemento di congiunzione tra la Information Technology e la Operational technology (IT e OT), Il Piano si basa su tre grandi componenti:

 

Investimenti

Con il rilancio della Legge Sabatini per l'acquisto di beni strumentali legati all'High Tech e con un "superammortamento" o  "iperammortamento" che potrebbe arrivare anche al 150%. Con una deduzione "super" pensata per il digitale e per l'high tech per favorire il passaggio al digitale per sostenere lo sviluppo della Digital Industry italiana

 

Formazione

Un ruolo strategico è svolto dalle università che dovranno essere sempre più vicine alle imprese e sempre più come centri di competenza direttamente e fortemente impegnati sull'innovazione. 

 

Standard

La policy da seguire nell'adozione delle nuove tecnologia prevedono investimenti che devono favorire gli open standard. Nella scelta delle piattaforme sulle quali costruire lo sviluppo di soluzioni software occorre garantire apertura e scalabilità e libertà da vincoli con produttori di tecnologia. L'Industry 4.0 deve essere aperto, tutti devono essere nella condizione di portare innovazione a prescindere dai vincoli proprietari sulle piattaforme, sulle infrastrutture, sugli ambienti operativi.

 

Questi tre componenti sono anche la leva fondamentale per abilitare le imprese del nostro Paese a intercettare lo sviluppo della digital transformation ma anche per sostenere con nuovi investimenti, con una maggiore formazione del personale e con il rispetto degli standard e con l'utitlizzo delle piattaforme Open Source una strategia di sviluppo progettuale in grado di garantire una reale interoperabilità.

 

I fattori che contribuiscono allo sviluppo di questo mercato sono di fatto l'Industrial Internet of Things e l'Industrial Analytics che hanno portato alla realizzazione in Italia di oltre 600 applicazioni con una crescita del 30% rispetto allo scorso anno.

 

Ma la forza dell' Industrial Internet of Things va individuata anche nei comparti dell'Industrial Analytics, dell'Additive Manufacturing (leggi qui per approfondire), del Cloud Manufacturing e dell'Advanced Automation. In termini di composizione del mercato l'Industry 4.0 in Italia vede tre grandi componenti l'Industrial IoT, che rappresenta anche la componente più rilevante che vale circa 790 milioni di euro di giro d'affari nel 2015 ed è il 66% del questo mercato. In questo mercato ci sono gli apparati IoT, la sensoristica intelligente e le infrastrutture; l'altro componente fondamentale è rappresentato dall'Industrial Analytics che nel 2015 ha generato 270 milioni di giro d'affari e che rappresenta il 23% del mercato. Il cerchio si chiude con il Cloud Manufacturing che attiene ai progetti di Industry 4.0 che si appoggiano al cloud per un valore nel 2015 di 120 milioni di euro e che rappresenta il 10% della torta complessiva.

 

5. Smart Agriculture

Qual è l'impatto sull'ambiente dell'Internet of Things?

 

Il Precision farming o Smart Agriculture chiamato anche Agrifood è uno dei settori con la più elevata opportunità di sviluppo e con la più bassa penetrazione, ad oggi, di soluzioni digitalizzate.

 

Si tratta di un settore che a livello di sensoristica ambientale e territoriale, di applicazioni per il meteo, di automazione di apparati per la gestione sempre più precisa di acqua, fertilizzanti, concimi, agrofarmaci necessità di soluzioni digitali.

 

Le esperienze sono tante e solo legate all'utilizzo dei droni, a sensoristica che rimanda ai temi dell'Internet della Terra, a soluzioni di logistica innovativa per la Smart Agriculture, o ancora a soluzioni per l'agroenergy o a operazioni che puntano a migliorare il rapporto legato a cibo e sostenibilità. Qui maggiori approfondimenti.

 

6. Pubblica amministrazione: trasporti, energia, sostenibilità, rifiuti, ambiente

Oggi le pubbliche amministrazioni ricoprono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell'Interne delle cose. Spesso la tecnologia è regolamentata, finanziata e gestita dal settore pubblico anche nella prospettica dell'Intelligent Transport System (ITS), che spesso è anche committente. Per quanto riguarda il ruolo regolatore si citano due esempi: il monitoraggio del corretto funzionamento e della posizione delle gambling machine o l'introduzione obbligatoria dei contatori intelligenti per il telecontrollo e la telegestione.

 

Secondo gli analisi dell’Osservatorio, il soggetto pubblico può e deve promuovere azioni di indirizzo stanziando finanziamenti straordinari destinati a enti pubblici e aziende private: questo può accadere ad esempio per la riduzione dei consumi energetici o per la sostenibilità delle aree urbane. Infine il soggetto pubblico spesso è anche committente: è il caso dell'Internet of Things utilizzato per l'illuminazione stradale o per il monitoraggio preventivo del territorio.

 

Privacy, dati sensibili e garante europeo

Quello della privacy e della tutela dei dati personali e sensibili è un altro punto importante dell'internet delle cose.

 

Evento importanti in questo settore è quello di Truste sulla privacy nell'IoT. L'America è già avanti su questa tematica, ad esempio sul sito del Federal Trade Commission è presente un documento su "Internet of Things: Privacy & Security in a connected World".

 

In Italia, il garante della privacy avvia consultazione per definire regole e tutele in merito all'internet delle cose. Ecco un estratto direttamente dal loro sito:

 

"In particolare, l'Autorità intende acquisire elementi sulle modalità di informazione degli utenti, anche in vista di un eventualeconsenso; sulla possibilità che fin dalla fase di progettazione dei servizi e dei prodotti gli operatori coinvolti adottino soluzionitecnologiche a garanzia della privacy degli utenti (la cosiddetta "privacy by design"); sul ricorso a tecniche di cifratura eanonimizzazione delle informazioni; sulla interoperabilità dei servizi; sulla adozione di strumenti di certificazione."

 

Oggetti connessi e crescita del web semantico

Nell'ambito applicativo delle soluzioni più semplici la diffusione è in forte crescita. A dicembre 2011 quasi tutti i contatori installati in Italia erano smart e gli oggetti connessi tra loro tramite rete cellulare erano 3,9 milioni: il 10% in più rispetto all'anno precedente. Oggi l'ambito più rilevante è la Smart Car, gli oggetti connessi legati a questa tecnologia sono il 43% degli oggetti connessi totali. Si prevede che questa percentuale salirà l'anno prossimo soprattutto per quanto riguarda le applicazioni di monitoraggio delle autovetture per finalità assicurative e di infomobility.

 

Inoltre c’è da menzionare che, con Internet of Things, oltre temi quali privacy e sicurezza, rientrano anche terminologie quali :

 

IPv6 (successore dell’Internet Protocol IPv4) che semplifica configurazione e gestione delle reti IP

Cloud computing, ovvero la tecnologia che permette di salvare i dati su un cloud virtuale (nuvola) dove questi dati possono essere reperibili senza la necessità di trovarsi su una macchina fisica, come un computer fisso o un laptop

Big Data, di cui si è già parlato, ovvero la grande quantità di dati a disposizione ora che gli oggetti sono connessi e comunicano dati sul loro utilizzo. Questo tema in particolare solleva dubbi sulla sicurezza derivante dall’IoT, e su temi quali privacy e trattamento dei dati personali e dati sensibili.

 

La prospettiva Industria 4.0

Nel mondo industriale la diffusione dell'IoT e dell'Industrial IoT permette di riorganizzare e rivedere radicalmente la produzione in forma integrata con la progettazione, l'organizzazione del lavoro, il controllo di prodotto, il marekting e le vendite, la relazione con i clienti e la successiva manutenzione. Tutti queste componenti possono essere gestite in Real Time facendo leva sull'intelligenza ambientale (ad esempio quella della building automation e del Facility Management) connessa con l'intelligenza che anima i prodotti stessi. Con L'industria 4.0 cambia completamente la pianificazione del ciclo di vita e il modo in cui l'azienda gestisce i prodotti, li segue e li controlla anche quando i processi di produzione si svolgono su più imprese diverse, in contesti diversi, con partner diversi in zone geografiche diverse.

 

L'industria 4.0 ha le proprie basi nella connessione e nella integrazione e permette di avere una visione di insieme di tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto, anche quando esce dall'azienda di produzione ed entra nel circuito della distribuzione per entrare nelle case o nelle fabbriche dei clienti.

 

L'Industry 4.0 nelle imprese deve prevedere tre grandi assi di sviluppo tecnologico e organizzativo:

 

  • Lo sviluppo che porta a una integrazione di tipo verticale
  • Una forma di organizzazione baata sull'integrazione orizzontale
  • La capacità di gestire l'intero ciclo di vita di tutto cià cioà attiene alla produzione vale a dire ai prodotti stessi, agli strumenti di produzione intelligenti e agli stessi ambienti (impianti) in cui avviene la produzione. A loro volta da considerare come componenti intelligenti della produzione.

 

 

Industria 4.0: Integrazione verticale

Con l'integrazione verticale permette la gestione di tutti i servizi digitali di factory. I non sono più passivi ma diventano oggetti “intelligenti” e attivi e partecipano al processo di produzione, trasferendo informazioni e mantenendo un legame informativo con la produzione anche dopo che sono usciti dal ciclo produttivo per entrare nel mondo dei clienti. 

 

Industria 4.0 Integrazione orizzontale; il collaborative manufacturing

Con l'integrazione orizzontale la catena del valore che viene ridefinita da reti di collaborative manufacturing che si estendono sul territorio per connettere e integrare le  informazioni e i processi di diverse aziende in diversi contesti. In Germania il Piano Industrie 4.0 tedesco ha voluto incoraggiare e favorire proprio questa forma di integrazione per valorizzare le capacità produttive delle imprese in ogni contesto e in ogni fase del mercato.

 

Le aziende manifatturiere possono aumentare l'efficienza, possono ridurre i costi, e possono creare nuove forme di collaborazione tra produttori, fornitori e clienti e, all'interno delle imprese stesse, possono attivare il dialogo tra macchinari, sistemi, attrezzature e mettere in connessione interi stabilimenti anche distanti fisicamente e logicamente tra loro. Per il collaborative manufacturing sarà necessario passare da una organizzazione a silos, monolitica e verticale, a una visione integrata e aperta basata sulla collaborazione tra persone e tra sistemi intelligenti.

 

Isole digitali, wi-fi gratis e centinaia di start-up: Milano è una delle città europee più tecnologiche e in Italia è prima per distacco. Grazie ai nuovi imprenditori e ai suoi cittadini smartphone-dipendenti

di LUCA DE VITO, ILARIA CARRA, TIZIANA DE GIORGIO

Basta trascorrere cinque minuti in un vagone della metropolitana per accorgersene: tre persone su cinque probabilmente sono con la testa china sul proprio telefonino. E questo perché la nostra vita è ormai sempre più legata agli smartphone, dove guardiamo la posta, controlliamo i profili social, cerchiamo informazioni, whatsappiamo. Milano è quindi un terreno fertile per startupper e creatori di app che possono contare su un pubblico vasto, molto digitalizzato (sono 772.047 gli iscritti alla rete wi-fi del Comune) e attento all'innovazione in tutte le sue forme. Non a caso parecchi servizi che si basano sull'uso di app sono stati battezzati qui e altri, nati all'estero, hanno avuto questa città come approdo naturale per l'utenza italiana: dal car-sharing, all'universo del "food", fino a un numero sempre maggiore di servizi pubblici offerti tramite applicazioni.

Non manca anche chi utilizza le potenzialità del web per aumentare l'attenzione verso tematiche sociali. Come? Con applicazioni che mettono in contatto chi ha eccedenze alimentari con chi ha bisogno, ad esempio. Insomma, quasi un mondo virtuale parallelo. Per il quale Milano sembra essere la città più adatta, sui cui fare tutti i test possibili e immaginabili: non bisogna dimenticare infatti che oltre alle applicazioni che troviamo oggi sugli smartphone, c'è un elenco sterminato di esperimenti falliti, imprese mai nate e app "morte" di cui non abbiamo più memoria.

Tanta vivacità di sviluppatori e creativi digitali (la Camera di commercio ha 842 start up innovative nei suoi registri) è dovuta anche a un ecosistema particolarmente adatto: non è un caso che Milano sia stata premiata per tre anni di seguito come città più "smart" d'Italia secondo l'ICity Rate, la classifica del Forum sulla pubblica amministrazione che mette a confronto circa cento capoluoghi misurando il loro livello di risposta ai bisogni dei cittadini anche attraverso le nuove tecnologie.